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lunedì 26 maggio 2014

Terre Silvate 2012, Marche Bianco Igt, La Distesa (I° parte)


Come ho detto spesso, il tempo e la fatalità creano, nell’apparente intreccio casuale, dei grumi di senso intorno ad eventi ai quali diamo un significato più profondo di una semplice casualità.
Mi è capitato di aspettare al ristorante delle persone, decido di regalarmi un calice di vino in attesa dei ritardatari.
C’è in mescita il Terre Silvate 2012 di La Distesa, perfetto!
Io adoro il verdicchio e sono attirato dal lavoro e dal pensiero di Corrado Dottori (anche se devo ammettere di non aver mai letto il suo libro).
Assaggio e sento che è un macerato, forse una breve macerazione ma c’è il pizzicore linfatico della buccia, infusi e fienagione.

Quella sera, inaspettatamente, il caso mi ha portato ad assaggiare un altro macerato, in un momento in cui il manipolo anarchico de gli amici del bar sta lavorando duramente a #macerati1 che è in programmazione per settembre.
Mi piace il Terre Silvate, addirittura me lo servono in due “versioni”, la prima più densa, intensa, scalpitante arriva da una bottiglia aperta, la seconda quando, arrivati gli amici, decidiamo di prenderne una bottiglia per innaffiare la cena.
La seconda, dicevo, era più affilata, eterea(nota1), quasi in sordina con accenni più citrici, di clorofilla, di sfalcio erboso fresco sicuramente meno intensa al naso ma comunque molto gradevole.
Le cause di questa diversità?
Bah!

1) bottiglie diverse? E’ possibile, in produzioni così piccole, che imbottigliando si stratifichi il vino in vasca e non sia tutto uguale.
2) ossigenazione forzata causata dalla permanenza in bottiglia scolmata. Io opterei per questa ipotesi, vista anche la leggera ossidazione delle componenti del colore, il vino si era scurito assumendo toni più mielosi e una consistenza più untuosa.

Se la differenza fosse da ricercare nell’ossigenazione allora questo assaggio si unirebbe ai due post, seconda casualità intrisa di senso, precedenti, quello di Niccolò ed il mio in cui abbiamo parlato di questo effetto “positivo” dell’ossigeno su vini “vivi e macerati” quasi che la concentrazione primordiale avesse bisogno dell’espansione post apertura per far prendere la sua dimensione finale al vino. Equilibri da ristabilire che la bottiglia in ambiente riducente, forse, non riesce a dare.

Pochi giorni dopo sono andato al cinema alla prima di “Resistenza Naturale” di Jonathan Nossiter in cui Corrado Dottori è, mia insaputa, un attore principale, ditemi voi se questo non è un altro, il terzo, segno del destino!
La sera della proiezione c’era in sala anche Stefano Bellotti che ci ha fatto assaggiare il Nibiò 2006, vino che non mi piacque un anno fa e…
Alla prossima puntata.
Nel frattempo una rete di eventi casuali si intreccia e la sequenza dei nodi, parrebbe essere la mia vita, del tutto casuale.
Kempè


Luigi

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