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mercoledì 5 marzo 2014

Sorgentedelvino Live 2014 - i miei (pochi) scatti

di Riccardo Avenia


Sabato 15 febbraio, Reggio Emilia. 

Sorgentedelvino Live, è stato un evento che avrei voluto vivere maggiormente. Il poco tempo e gli impegni, hanno invece costretto me e gli amici (del bar) Eugenio ed Andrea, ad una "toccata e fuga". Ma la novità - nel mio caso - è stata avere con me la reflex, oggetto che mi ha trasformato in breve nell'incubo del vignaiolo #duepuntozero (che con l'hashtag fa molto social). Ovvero l'entusiasta sbevazzone, maniaco wineblogger, dallo scatto facile e dalla condivisione seriale. Qualcuno, l'ho capito, mi ha odiato profondamente. Non me ne vogliate, but me, I am just a man.

Così, quasi per gioco, oltre agli assaggi ed ai veloci saluti, mi sono cimentato con la fotografia. Con risultati poco incoraggianti:


Da Stefano Bariani e la moglie Mariagrazia di Fondo San Giuseppe, assaggio il trebbiano Téra, ed il riesling Ciarl. Due piccoli gioielli: dinamici, gustosi e territoriali.


Giovanni Montisci, con il suo Cannonau di Sardegna Barrosu riserva 2011, si conferma sempre a grandi livelli. Le vecchie vigne a Mamoiada, a quanto pare hanno reagito al meglio a quella torrida estate, lo si sente nel calice. La riserva Franzisca, è sempre un vino superlativo, come pochi. Bottiglie entrate a pieno merito tra i miei vini di riferimento. 
Giovanni, non cambiare mai.


Un passaggio fulmineo da Celine et Laurent Tripoz, dove il Bourgogne Rouge Chant de la Tour ha saputo convincere in pieno per chiarezza espressiva.


Cambiando sala, incontro il laborioso Mirco Mariotti, che mi fa assaggiare quattro etichette convincenti già dal nome: il montuni Malestar, il trebbiano Le' Turné, il fortana rosé Sèt e Mèz, ed il fortana Surlié. Etichette che mi hanno colpito come mai prima d'ora: frizzanti e gioiose come chi le crea. Mirco, stai attento che #gliamicidelbar potrebbero occuparti la cantina prima dell'estate.


Passare da Aurelio del Bono di Casa Caterina, può sembrare un'impresa, tante sono le persone al suo banco. Ma alla sua energia, al suo sorriso ed alle sue straordinarie ed audaci etichette, che dividono gli esperti del settore, non riesco proprio a resistere. Tra le mie bollicine italiane di riferimento.


Al banco di Fattoria di Bacchereto, a raccontarmi i vini, non trovo Maria Rossella Bencini, ma un ottimo sostituto. Il bianco macerato da trebbiano e malvasia Sassocarlo 2011, ha struttura e potenza da vendere, mentre il Carmignano 2010, ancora un brutto anatroccolo, ha la classe inespressa di un futuro cigno.


Giulio Armani, dell'azienda Denavolo, sempre composto e metodico, mentre osserva le sue creature, quali DinavoloDinavolino e Catavela, che purtroppo non sono riuscito ad assaggiare.


Ernesto Cattel di Costadilà, quando vede me ed Eugenio, scappa. Arriviamo al banco facendoci largo tra la folla,  assaggiamo avidamente tutto e gli chiediamo di venderci dalle 24 bottiglie in su. Lui, come sempre, al massimo ce ne dà un paio a testa. Vini scorrevoli e disinvolti se vogliamo, ma di godibilità e gioia estreme.


Il bianco frizzante dei colli trevigiani 450 slm ed il macerato 280 slm soprattutto. Sono da seguire anche le ultime etichette provenienti da una piccola isola sabbiosa della Croazia: taglienti e fresche come poche.



Tra i Bioviticultori romagnoli, Filippo Manetti di Vigne di San Lorenzo, mi convince al massimo con il trebbiano Campaglione 2012, dalla spiccata dinamicità gustativa.


Tra i rossi, in questo momento emerge il Fieni 2008, da sangiovese, cabernet S. e malbo gentile. Ma nel mio cuore c'è il Campiume, Sangiovese in purezza, che ha solo bisogno di un po' di bottiglia per sprigionare in pieno le sue doti.


Andrea Bragagni, dell'omonima azienda, scherzosamente mi sorprende mentre gli rubo questo scatto. Io, siccome è bello grosso, non ho osato fargliene un altro. Nessun assaggio, ma il trebbiano Gheppio e l'Albana Rigogolo, ormai sono un  punto fisso nella mia cantina.


In realtà, questa foto di Paolo Babini di Vigne dei Boschi, l'ho scattata al Mercato della terra di Bologna, poche ore prima della manifestazione. La foto mi è piaciuta e mi sono sentito in obbligo di inserirla. Purtroppo, nessun assaggio in fiera, rimedierò andandolo a trovare in cantina.


Elisabetta Dalzocchio ed il suo Pinot Nero, con l'annata 2010 finalmente in assaggio.


Promette molto bene, probabilmente superiore della 2009, che colloco tra le bottiglie di riferimento tra Trentino ed Alto Adige, di quel millesimo. Solo questione di tempo.


I vini di Eugenio Bocchino, sono una novità per me. In assaggio il Langhe Nebbiolo Roccabella, il Barolo La Serra ed il Nebbiolo d'Alba La Perucca. E' proprio quest'ultimo ad avermi convinto maggiormente. Proviene da una vigna situata tra Alba e Barbaresco, che non rientra nel disciplinare delle DOCG Barolo e Barbaresco. Un vino nobile, elegante e setoso, che non ha nulla da invidiare alle sopracitate denominazioni piemontesi.


Una sorprendente scoperta, proviene invece da Castagneto Carducci. Con un taglio bordolese inatteso e lontano da alcune banalità locali. Solo acciaio per un Rosso Toscana 2011 variopinto e vitale.


Carmina Arvalia, è una piccola realtà che adotta una filosofia produttiva che condivido e che merita di essere seguita con attenzione.


Flavio Meisto dell'azienda agricola But, di Fontanavì, Castigliole d'Asti (At).


Dolcetto e Barbera d'Asti di chiara leggibilità territoriale.



Sempre sorridente e composto, Fausto De Andreis dell'azienda Rocche del Gatto, mentre versa il suo Pigato 2006.


VermentinoPigato e Spigau Crociata, sono le 3 etichette proposte da De Andreis. Brevi macerazioni sulle bucce, per vini longevi, dalle sfaccettature marine, che per alcune etichette - in alcuni millesimi - raggiungono complessità da fuoriclasse, tra frutta esotica, idrocarburi e leggere ossidazioni.


Carlo Tabarrini di Cantina Margò, mi versa nel calice un bianco e mi dice: «questa è la base per un futuro metodo classico». (Se non erro, da vitigno grechetto). L'assaggio mi lascia scioccato dall'elevatissima acidità. Le prospettive sono ottime, vai Carlo!


Il suo sangiovese, il Margò Rosso, a me piace sempre. Anche la 2011 che, mi spiega, proviene da uve attaccate dalla muffa nobile. Probabilmente l'unico vino rosso secco italiano da uve botritizzate. «È stato un casino portarlo in bottiglia», ammette. Ed infatti non pensa di rifarlo. Beh, a me questa sua diversità, ha intrigato.


Il "dinamico" Stefano Amerighi, immortalato mentre racconta del suo mirabile Syrah 2010. Annata che personalmente, in questo momento, pereferisco a tutte le sue altre. L'Apice 2010 poi, è un vino veramente superlativo.


L'azienda agricola maremmana Ampeleia, la conoscevo solo sulla carta. Un progetto interessante che mi incuriosisce, al quale prende parte anche la regina del teroldego, Elisabetta Foradori.


Unlitro 2013, da alicante nero e carignano, mi ha convinto subito per freschezza e beva. Un vino che è quello che vuole essere: un prodotto dal prezzo contenuto, di impatto visivo, dal formato interessante e da sbicchierare senza freni.


Stessa sinfonia per l'Alicante 2013, da alicante nero in purezza.


Il Kepos 2012 è la versione da vigne più vecchie e con affinamento più lungo di Unlitro. Ed effettivamente il livello sale. Si termina con Ampeleia 2011, ottenuto da cabernet franc e sangiovese in prevalenza, con saldo di ben altri 4 vitigni. Un vino d'impatto, mediterraneo e stramaledettamente toscano. Di sicuro, quello che ho apprezzato maggiormente. D'obbligo approfondire.



Mi avvicino da Enrico Togni ed il calice si riempie del suo nuovo Attaccabrighe, un metodo classico ottenuto da barbera in purezza, in cui l'acidità regna indiscussa. Un nuovo progetto che spero voglia portare avanti, perché del tutto convincente.


Tra le etichette che conosco, trovo in grande forma l'erbanno San Valentino ed il 1703, un nebbiolo scalpitante e grintoso, molto diverso da quello dell'annata precedente.


Vanni Nizzoli di Cinque Campi, solare e sorridente anche a fine giornata.


Dei suoi vini, adoro soprattutto gli spumanti metodo classico ed i frizzanti da monovitigno. Tra i bianchi il Particella 128: Metodo Cl. da spergola in purezza, ed il Terbianc: trebbiano frizzante. Tra i rossi, Il Rio Degli Sgoccioli: Metodo Cl. da Lambrusco barghi.


Nessuna foto e nessun assaggio per Marco Rizzardi aka Crocizia, solo un veloce saluto ed un pessimo scatto.


Il rammarico invece, è giunto quando mi sono reso conto di non essere passato da Sara Carbone, che ho solo intravisto e salutato da lontano - muovendo la mia piccola manina - da Stefano Menti, da Ar.Pe.Pe., da Francesco Maria De Franco di 'A Vita, da Nicoletta Bocca di San Fereolo, da Eugenio Rosi, da Elisabetta Foradori, da Denny Bini, da Emidio Pepe, da Elena Pantaleoni de La Stoppa, dai coniugi di Santa Caterina, da Paolo Francesconi e molti altri che avrò sicuramente tralasciato in questo lungo elenco. 

Mi siete mancati.

10 commenti:

  1. Porte sempre aperte agli Amici del Bar! A presto!

    M.

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    1. Mirco: lo sai vero che, potresti anche pentirti di quello che hai appena scritto?
      Grazie di essere passato.

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  2. Riccardo,
    ottima qualità delle immagini ma la mano non era fermissima ;) devi imparare da Fiordifrolla, o bere meno prima di scattare ;)

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    1. Effettivamente alcune non sono proprio a fuoco, anzi. Poi dovresti vedere quelle che ho scartato!
      Comunque l'obiettivo non è stabilizzato, la gente spingeva, la luce era scarsa, i banchi dei produttori avevano le ruote... le cavallette!!!

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  3. Belle foto, ottima descrizione. Ah, era Verdello. :-)

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    1. Carlo, il dubbio era talmente alto, che stavo per scriverti. Poi ho pensato: sì, mi ha detto grechetto, lo ricordo proprio bene. Infatti :-(
      Quando ci farai sentire il risultato?
      Grazie per essere passato dal bar.

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  4. Non c'ero ma adesso è quasi come ci fossi stato :-)

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    1. Ecco, questo è uno di quei commenti che fanno bene.
      Nic, ma tra Villa Favorita, Cerea E Vinitaly/Vivit, pensi che qualche assaggio assieme, ce lo riusciremo a fare?

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    2. Prima o poi, qui o là, ce la faremo :-)

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