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mercoledì 12 marzo 2014

BENITO E POLLOCK

di Eugenio Bucci

C'è questo cane e ci sono una gatta e dei gattini. 
Il cane è una di quelle robe piccole e tignose, un bastardino, sembra che gli antenati se la siano spassata alla grande, secoli di accoppiamenti e amore libero tra bassotti e pincher nani e jack russel e volpini e qualche infiltrato, insomma, capito, no?, quei frullati di dna che nel dna c'hanno l'incazzo puro. 
Il cane se ne va in giro per il cortile come se fosse il padrone, abbaia e marca il territorio ogni 2 secondi. 'Sto incontinente nano. Ha la faccia squadrata e una super mascella. Io un cane così lo chiamerei Benito
Fatto sta che ai lati della casa, un casolare rustico coi pietroni a vista che sembrano enormi zollette di zucchero incastrate, poi la vedrai, dico al mio amico, ti viene da leccarli quei pietroni, giuro; fatto sta che lì per terra, appoggiati su uno straccio o un telo o non lo so, sono 4 gattini che avranno si e no una settimana e la gatta che li lecca, si guarda in giro, ha gli occhi semichiusi, pure lei mica tanto razzapura, il pelo sembra una macchia di Rorschach esplosa. Io una gatta così la chiamerei Pollock
E Cristo, che carini i gattini, cioè, i gattini piacciono a tutti, avevo un amico che diceva che gli facevano schifo e gli ricordavano i topi, però, insomma, ne ho sentiti pochi dire così, diciamo che al 90% della gente piacciono. Allora mi avvicino, gironzolo e mi guardo in giro, mi sto, come si dice, acclimatando, e faccio in modo di non spaventare nessuno, dico al mio amico, ai gatti ci si avvicina con calma e rispetto, e si, cazzo, voglio toccare quei gattini che sembrano 4 polpette impiumate. 
Guardo la gatta e la gatta guarda me e ha un'aria del tipo "Fai pure ma fai in fretta". E' che una gatta protegge i suoi piccoli, li lecca e li allatta. Poi dà loro un calcio e li manda in giro per il mondo. Li vuole temprati e indipendenti. All'incirca fa così.
Amico mio, sarei stato veloce e indolore. Sfregatina sulla testa, grattatina sotto il mento e via. 
Così mi avvicino, mi muovo lento e rassicurante, sono a qualche centimetro dai gattini+gatta, ed ecco che il cane comincia a rompere, sembra abbia degli spasmi, l'Alzheimer, abbaia, mi gira attorno, fa dei salti verso la cucciolata, morde l'aria. Non ci capisco nulla. Che cazzo vuole. Mica sono i tuoi cuccioli, bello. Poi capisco. Cioè, mi fanno capire. E' geloso. Il cane è geloso dei gattini. Vuole giocarci ma vuole anche le attenzioni per sé. Qualcosa di istintivo lo porta a proteggere i gattini, lo vedo da qualche parte negli occhi di Benito. Però vuole che tu giochi con lui. Ti salta davanti e sembra dire, "Carini, vero? Ora guarda me, GUARDA ME!" Un misto fritto di emozioni canine. 
E allora ho empatizzato. Col topocane. Mi sono sentito come lui. Ho personalizzato e fatto il mio transfert quotidiano. Poi l'ho spinto via. Benito.
Senti qua, dico al mio amico.
I gattini sono (ovviamente) il vino. La gatta è il produttore. Benito sono io e chi scrive di queste cose (a volte).  
Come no, fa il mio amico, siamo arrivati?
Quasi.
Sono passati un paio d'anni da quella visita. Chissà come stanno i gattini adesso. Chissà dov'è Pollock. Chissà Benito. .
A Terzo La Pieve era primavera e il sole stava basso e splendeva e avevo quel friccico ner core, il primo incontro, non sapere cosa aspettarsi e prepararsi scenari mentali, uno buono uno medio uno cattivo. E sceso dalla macchina, nel cortile, Benito e Pollock.
Ora è il 2 Gennaio e c'è uno strano gelo soffice e so solo che sono felice Non è una cosa che si prova spesso. E il cortile è vuoto.


Da "The Wine Bottega"
Siamo arrivati, dico al mio amico, e lui dice che sa leggere.

Questo posto è Collecapretta e questo posto è ufficialmente una delle mie Fabbriche del Cioccolato e la famiglia Mattioli è il mio personale Willy Wonka (Nota 1). 
Olio d'Oliva: il lubrificante dell'anima
Due anni prima era maggio e io e G., piombati non dal cielo ma dalla provinciale con l'Umbria esplosa di verde e polline, fummo accolti e parlammo tanto, di chi fossero, di cosa facessero, di perché diavolo non li avessimo conosciuti prima e del loro atteggiamento understatement e sottoesposto rispetto a guide e associazioni etc, solo un pissipissibaobao tra blogger disgraziati che cercano di spargere il Verbo dei loro vini al mondo, e loro, i Mattioli, che si scherniscono, che dicono che forse qualcosa faranno (Nota 2) ma anche la produzione è quella che è e leggiamo sulle etichette cose del tipo "Bottiglie Prodotte 905", o Del Concetto Di Vino Artigianale, e poi incrociammo lo sguardo e trovammo l'orgoglio loro per quello che fanno e per come lo fanno e, di rimando, l'orgoglio nostro di averli incontrati. Poi ciondolammo tra le vigne e gli ulivi, entrammo in cantina e bevemmo di tutto, Greco e Malvasia e Trebbiano, e poi Sangiovese e Ciliegiolo e Barbera e Merlot e certi sapori ce li ho ancora in bocca (Una nota 3 con qualche nota), e poi fummo rimpinzati dai loro salumi e dal loro olio e pensammo (io e G.) che fosse un buon momento per morire. Poi abbiamo stretto mani e baciato guance, abbiamo salutato dalla macchina, siamo arrivati in paese e ci siamo fermati in un bar, abbiamo preso un caffè, abbiamo pagato i soliti 80 centesimi, abbiamo pensato 'Bella che sei, Umbria', e abbiamo preso un grattaevinci perché quello doveva essere il nostro giorno fortunato, e ho guardato dentro la macchina e guardato le anta-bottiglie comprate e la sensazione di aver scoperto qualcosa. 
In particolare questo.

il Terra Dei Preti 2010, folgorante e ubriacante succo di Trebbiano Spoletino, terroso e buccioso, tannino e acidità fusi assieme ad allungare una dolcezza naturale, un vino con lo Shining, la Luccicanza, e da prendere a colpi d'ascia una porta per averlo. L'impressione che, ogni tanto, le chiacchiere stanno a zero, che smontare il giocattolo sciorinando MacerazioneZeroSolfitiNaturale può, certo, essere utile per capire perché ti stai divertendo tanto, ma il succo è che ti stai davvero divertendo tanto. Un vino che innesca ogni tipo di processo virtuoso nelle sue componenti, una squadra che lavora tutta insieme per un solo obbiettivo: farti bere e godere. Un Bingo, una cinquina secca, un super-tombolone. 
E anche al mio amico era piaciuto tanto.

L'albero dei tappi di Collecapretta
E' gennaio, si diceva. Io e il mio amico siamo nella sala degustazione e intanto i Mattioli scompaiono a mani vuote e riappaiono con vassoi di salame e coppa e salsiccietta e pane e olio e io penso Déjà Vu ed educatamente ingolliamo tutto e Dio-Benedica-Il-Maiale, e intanto ci viene spiegato che, ovviamente, il periodo non è proprio il migliore per assaggiare del vino, principalmente perché i 2012 sono quasi tutti finiti e i 2013, of course, usciranno più avanti, ma, insomma, qualcosa si trova, e io faccio di si con la testa avendo difficoltà di comunicazione verbale con 30 gr circa di salame + pane ammollato nell'olio in bocca. 
Ed ecco quello che si è trovato:

Buscaia è la Malvasia. In versione Bianca e Di Candia. Macerazione di una decina di giorni. La 2012 è stata travasata solo una volta. Annata ricca e grassa. Dove il naso ti parla di aromaticità super spinta e ai bordi dell'ossidazione. Ossidazione che in bocca invece si palesa. Entrata glicerica forte poi una vena verde poi un'acidità media che non riesce a trascinare la beva. Il vino si ferma lì, con quel rimando finale allo zucchero bruciato. La sensazione che qualcosa sia scappato di mano. 

Il Burbero. L'uvaggio di sangiovese, merlot e ciliegiolo. Sempre 2012. Nomen omen. Una imponente surmaturazione al naso. E un accenno di volatile appena fuori registro. Frutta cotta col leggero amarognolo tannico di sottofondo. E una coltre imponente di alcool. Anche in bocca questi elementi massicci, ruvidi si presentano, viaggiano come separati, faticano a trovare coesione e rotondità. Così il risultato finale appare sfuocato, la materia (tanta) fatica a raggiungere un equilibrio dove la similare 2010 aveva una dote di freschezza che aiutava la messa a fuoco.

Io sono ormai un groupie del trebbiano spoletino. E, fun fact, ad un lato della stanza di degustazione c'è questo contenitore in acciaio che continuo a fissare e a cui, metaforicamente, scodinzolo. E allora ci buttiamo nell'assaggio degli Atto-A-Divenire Vigna Vecchia e Terra Dei Preti 2013. E torniamo a volare alti. Il Vigna Vecchia già composto e aromaticamente preciso, una vena citrica netta e qualcosa da idrocarburo, limpido e brillante al colore quanto tagliente alla bocca, acidità che invade la bocca e allunga, pizzica e innerva il sorso, praticamente già pronto alla bottiglia e lunga vita. Il Terra Dei Preti che il volo lo alza di quota, dalle parti della stratosfera, un morso ad un chicco d'uva, maturo, lievemente tannico, una dolce progressione tra gli elementi nobili del vino, la dimostrazione vivente di come la macerazione col giusto manico elevi le qualità e scardini i parametri. Un 2013 che promette, no, non promette niente, è già, qui, ora, semplicemente una delle migliori bevute che possiate fare.

Poi appare Benito. O qualcosa che assomiglia a Benito. Non chiedo. Stessa tipologia. Abbaia, scodinzola, si gratta. Morde (sempre l'aria o un suo nemico immaginario), sembra che nella mascella abbia una molla. E controlla. Dentro, fuori. Non ha pace. Sembra che dica, "Fatemi capire". Lo so, penso, io ti capisco. Rilassati. Goditela. Non c'è niente da capire.

Nota 1: E non smetterò mai di ringraziare chi mi ha fatto trovare il biglietto d'oro grazie ad un tambureggiare, sommesso quanto può esserlo l'informazione social ma comunque insistito, che suonava più o meno così, "Provate il Trebbiano, provate il Trebbiano..."
Tambureggiare particolarmente sostenuto da parte di Andrea Scanzi e Jacopo Cossater.
Nota 2: E l'anno scorso chi non ti vedo a Cerea?
Nota 3: Spendiamo qualche byte per stilare una rapida classifica degli assaggi di allora:
1°-Terra Dei Preti 2010, o, Del Trebbiano Spoletino Macerato, un vero testo sacro su questa uva. Poi capirete perché.
2°-Vigna Vecchia 2010, il fratello acido e dritto, l'espressione più nordica e minerale, rieslingeggiante e sapidissimo.
3°- Tra i rossi, ottimi il sangiovese Selezione Le Cese e il ciliegiolo Lautizio, terroso e sanguigno il primo, sul filo della decadenza nel sapore e di grande fascino; vinoso e fruttato il secondo, semplice ma non semplicistico, strutturalmente un vino quasi in sottrazione, con gli elementi bilanciati a favore della beva.


5 commenti:

  1. Grazie per questo inaspettato racconto amarcord! Anch'io ringrazio sempre chi mi ha fatto scoprire questa realtà, che grazie alla casa dei nonni in Umbria ho già visitato più di una volta.....ho poi incrociato con sorpresa a Cerea.....ho poi scelto come fornitore anche del mio olio quotidiano....
    Con i loro piccoli numeri ed il tam tam sempre meno social spero che i Mattioli restino sempre i Mattioli....vediamo, difficile, ma potrebbero anche farcela le basi ci sono....
    Grazie anche per le indicazioni anche su alcune imperfezioni e delusioni. Secondo me ci stanno in tutte in un quadro come la loro produzione: molto varia pur nei piccoli numeri, forse non costante, ma per forza di cose, direi, e su cui si affaccia comunque, tra tanto bel vino quotidiano, più di qualche lampo improvviso, vere e proprie folgorazioni del cuore.

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    1. Grazie a te per l'intervento.
      In effetti le sbavature o imprecisioni o il "passo dell'annata" (che è doveroso segnalare quando è il caso) sono il prezzo minimo da pagare di fronte a una tale artigianalità e a tali folgorazioni del gusto. E che io pagherò sempre volentieri ai Fantastici Mattioli.

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  2. ""Amici del Bar: il centro sociale dei wine-blog. Luigi “Guevara” Fracchia ha formato .....
    Ogni tanto peccano nella lunghezza dei post, con il rischio di perdere di vista l’argomento iniziale.""
    Cit. enofaber.com

    Sai che c'è ...continua così Eugenio i tuoi interventi A ME MI piacciono!

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    1. Adesso che l'hai detto tu Andrea, posso accodarmi anch'io e dire che in qualità di lettore prima che di "redattore" aspetto sempre con trepidazione, ansia i post di Eugenio che sono piccole bombe nel mare magnum della noia.
      Kempè

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  3. Anche il Pigro delle Sorbe 2012 prodotto con uve greco in 933 bottiglie, è uno degli assaggi più ricchi ed appaganti che possiate provare.Assaggiatelo

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