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martedì 12 novembre 2013

La Syrah di Stefano

(di Vittorio Rusinà)



Sono io che ho incontrato gli amici del bar e non viceversa, sono io che attraverso questo contatto ho imparato ad apprezzare i vini autentici, la loro storia agricola e di cantina. Questi amici mi hanno dato tanto e questa bottiglia è lo stendardo di questa storia.
Nell'ultimo anno tanto ho sentito parlare da Luigi e Riccardo della Syrah di Stefano Amerighi, della sua bontà, della sua rarità, difficile da trovare in commercio (quelli che conoscono i segreti di questo vino quasi se lo contendono ancor prima che esca sul mercato).
Quali sono i segreti? La biodinamica come pratica agronomica, la pigiatura alla maniera antica con i piedi, la non filtrazione e il profondo amore del produttore per quest'uva dal nome orientale.
Questo è uno dei migliori vini rossi che io abbia mai assaggiato, di grande eleganza e con una beva stupefacente, una di quelle bottiglie "obbligatorie" nel percorso cognitivo di un appassionato di vini.
Qualche giorno fa di sera mentre esco da Fornovo mi raggiunge correndo Luigi "Vittorio tieni questa bottiglia, ho chiesto a Stefano di darmene una per te" mi giro e vedo la Syrah, una sorpresa questo dono inatteso come molti doni degli amici.
Porto a casa la bottiglia e religiosamente la ripongo in cantina, mi riprometto di lasciarla riposare qualche mese al buio e al fresco, ma d'improvviso viene questa sera, i figli e un loro amico, gli spaghetti alla chitarra e le patate al forno, non resisto e la apro, e lei si concede in tutta la sua bellezza e bontà, è la Syrah.

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