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giovedì 31 ottobre 2013

La volpe e l'uva (remastered)

(di Andrea Della Casa)



E’ di pochi giorni fa l'intervista rilasciata da Maurizio Zanella, presidente di Ca’ del Bosco nonché del Consorzio tutela del Franciacorta.
In questa conversazione il buon Zanella se la prende (indovinate un po’) con i vini naturali affermando con presunzione che “…uno su dieci è fantastico per sei mesi e in seguito imbevibile. Gli altri nove non sono bevibili in partenza.” Ognuno è libero di esternare le proprie idee ed opinioni, ma da una persona autorevole del mondo del vino non ti aspetti frasi tanto capziose quanto offensive nei confronti di tanti produttori che lavorano seriamente e producono ottimi vini.
Come se qualcuno andasse a dire in giro che tutti i Franciacorta sono imbevibili. La generalizzazione è sempre figlia della superficialità.
Non contento continua con frasi fuorvianti “La fissa del naturale nasce da gruppi di appassionati più che dal grande pubblico: ma non si può pensare a un mercato composto unicamente da vini senza anidride solforosa”. Niente, ancora non è chiaro (e dire che se ne discute da un po’) che vino senza solfiti e vino naturale non sono sinonimi. Sono rimasti in 3 a pensarla in questo modo: lui, un famoso enologo e il direttore di una nota associazione enoica. Vabbè, gli antivinnaturistiaprescindere si barcamenano sempre tra questa falsa similitudine e il binomio vino naturale-aceto non avendo, evidentemente, altri argomenti da portare sul tavolo delle discussioni.
Sinceramente incomprensibile questo livido accanimento del patron franciacortino, di cosa ha paura? Se ad Erbusco lavorano bene e il loro prodotto è apprezzato sul mercato perché gettare fango sui colleghi(?) vignaioli? E’ un atto gratuito vile e meschino.
Non è che aveva ragione il lungimirante e sempre attuale Esopo?
È facile disprezzare quello che non si riesce a ottenere. Svilire cio’ che non si è in grado di fare è tipico del borioso, a volte un bagno di umiltà sarebbe auspicabile

5 commenti:

  1. Sono rimasto di sasso di fronte alle esternazioni di Maurizio Zanella che oltre a rappresentare una delle più importanti aziende vinicole italiane rappresenta un Consorzio, quello di Franciacorta con 105 aziende che producono quasi 13 milioni di bottiglie, anch'io le ho trovate superficiali e arroganti, sopratutto perché riferite ad un movimento quello dei vini naturali che ha al suo interno nomi di produttori di grande pregio riconosciuti tali in tutto il mondo, un movimento che ha portato tutto il settore enoico a riflettere sulle scelte compiute e sulle strade intraprese negli ultimi 30-40 anni.

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  2. Avevo scritto almeno venti righe che sono andate perse, sarà un segno del destino, meglio il silenzio così si sente meglio l'uggiolare di cagnetti (alcuni si piccano pure di essere giornalisti) a pancia all'aria di fronte al potere, ai "capitani" di un Italia tristemente mafiosa, intrighina e meschina.
    Mors tua vita mea

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  3. -Quindi il suo giudizio sul vino naturale è…
    "che uno su dieci è fantastico per sei mesi e in seguito imbevibile."

    Quest'affermazione si riferisce probabilmente a vini, e ce ne sono, che non hanno raggiunto un equilibrio fermentativo e batterico stabile e non hanno protezioni di alcun tipo contro l'ossidazione e i processi batterici.

    "Gli altri nove non sono bevibili in partenza."

    Nuovamente ci si riferisce a vini che non hanno raggiunto equilibrio. La grande sfida del naturale si gioca anche intorno a questo tipo di problematiche di vinificazione. Quando il produttore decida di utilizzare la solforosa, c'è sicuramanete un bagaglio di conoscenze e pratiche tradizionali che permette di ottenere da uve sane vini "naturali" anche tra i migliori al mondo.

    "La fissa del naturale nasce da gruppi di appassionati più che dal grande pubblico: ma non si può pensare a un mercato composto unicamente da vini senza anidride solforosa. La trovo una discutibile astuzia di marketing."

    Riflettere sui gusti e sui prodotti enogastronomici richiede una certa passione, forse che a Zanella non importa il giudizio degli appassionati?
    Andiamo avanti.
    Qui c'è un'enorme fallacia, quella additata nel post e spesso ribadita da chi conosce l'argomento (evidentemente Zanella non lo conosce o fa finta di non conoscerlo) che identifica il vino naturale con il non utilizzo di solforosa in vinificazione. Esiste in Francia un'interpretazione estrema del vino naturale che vorrebbe escludere l'utilizzo della solforosa, ma di certo non è una condizione sufficiente per poter usare l'aggettivo. Per poter parlare di vino naturale è necessario considerare l'intero processo di produzione e la coltura dovrebbe essere quantomeno biologica.
    Questa tecnica retorica che restringe la definizione di naturale a qualcosa che di per sé è quasi privo di senso, è un chiaro espediente che mira a denigrare un avversario, riducendo la sua posizione a una parte soltanto del discorso, decontestualizzandola e a quel punto denunciandone l'insensatezza.
    O forse che sia in cantiere il Ca' del Bosco senza solfiti e si voglia distogliere l'attenzione dalla vera natura del vino naturale?
    Tuttavia se leggiamo più indietro l'intervista scopriamo che Zanella parla anche di agricoltura e ammette candidamente di non riuscire a superare il 10% di coltura biologica per ottenere il proprio prodotto, adducendo motivazioni di tipo qualitativo per l'uva e di difesa da condizioni pedoclimatiche che possono rivelarsi "un disastro".
    Di fatto egli ammette che si possa ripetere l'errore della Champagne che per garantire prodotti con un livello qualitativo alto, secondo standard di tipo industriale, ha distrutto la vitalità dei propri suoli (e credo che un ripensamento in questo senso sia all'ordine del giorno già da un po' in Francia) e sembra quasi un'ammissione un po' ingenua del fatto che la Franciacorta non presenti condizioni pedoclimatiche ottimali per la coltivazione della vite; se così è penso che difficilmente potrà mai raggiungere l'eccellenza cui lo stesso Zanella si riferisce, menzionando Romanée Conti e Chateau d'Yquem, come per difendere il fatto che la produzione Franciacortina abbia uno zero in meno rispetto all'omologa (?) francese.

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  4. Zanella ammette di non essere in grado nemmeno di fare BIO in quella zona. Ma questo non significa forse semplicemente che non si tratta di una zona così miracolosamente vocata?

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  5. Sempre brutte le generalizzazioni...
    Scivolare banalizzando "naturale" ci deve stimolare ad andare avanti a diffondere la cultura del vino e dell'agroalimentare.
    Consumatore informato è consumatore appassionato e consapevole e premia la qualità e le emozioni!

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