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sabato 16 febbraio 2013

La Barbera ovvero dei territori del cuore




La barbera, sia il semplice suono della parola sia la sua fisicità bluastra e dolce di grappolo è, per me, come la madeleine proustiana.
Ricordo esperienze così radicate che fatico a non commuovermi.
La vedevo in agosto maturare nel vigneto dietro casa, gonfiare, scurire, sempre più blu,  sempre più lucida, serica, pesante ma tornavo a Torino senza mangiarla, troppo aspra.

Poi ricominciava la scuola e, lontano, dimenticavo lo sforzo della natura per compiere il suo ciclo vitale.
Poi dopo lunghe telefonate di mio padre con il fattore, con gli amici vignaioli, si decideva il giorno e si partiva per la vendemmia, una truppa di ventura mal assortita e riottosa si tuffava scomposta tra i filari disperdendo energie.
Mio padre o il fattore ci radunavano come i cani con le pecore, ci spiegavano brevemente come fare.
E poi era fatica, fango che toglieva le scarpe e bloccava le gambe, sciroppo colloso blu sulle mani gonfie e tagliuzzate (non erano ancora tempi di guanti in lattice e il colore sarebbe andato via almeno una settimana dopo), risate, caldo, profumi di mosto, erba e terra.

Poi si mangiava in vigna, sotto un portico, e il pane, rigorosamente di pasta dura (non so chi andasse a comprarlo ma compariva sempre tiepido sul tavolo) e il salame crudo della “Sandrina” e quello cotto e l’antipasto piemontese e i formaggi avevano sapori che oggi stento a ritrovare o che ormai ho perso.
Vendemmiando mangiavo quei chicchi, piccoli dolcissimi, coloratissimi  per ingordigia e per quella compulsione che prende noi di città di fronte allo spettacolo del cibo che è lì in natura a darsi, abbondante, vivo, gratuito, integro e non smembrato e mummificato sui tavoli di dissezione dei supermercati.

Queste operazioni duravano un paio di giorni al massimo (già così facevamo tanto di quel vino che sarebbe bastato per tre quattro anni di consumi domestici e regalie varie).
Spesso il marito della “Sandrina” traghettava le uve in cantina con il cavallo ed era una ulteriore esperienza per me.
I cavalli che ha avuto nel tempo erano enormi, bellissimi, gonfiavano muscoli possenti e trascinavano il carro bigoncia in legno azzurro su e giù per le strade di servizio ai vigneti senza sforzo apparente (esperienza preindustriale che già allora era demodè e una certa soddisfazione ci coglieva quando attraversavamo tronfi il paese).

Poi il profumo dei legni umidi e della cantina. Ricordo vagamente la pigiatura a piedi perché con l’assottigliarsi dei volontari è stata introdotta la pigiatrice meccanica che spruzzava mosto a metri di distanza e il pavimento diventava un patinoire, glassato e profumatissimo.
I cani fuori abbaiavano senza sosta ai trattori che facevano la spola ai vigneti.

Tutte le persone e tutti i vigneti in cui abbiamo vendemmiato non ci sono più e rimane di quelle esperienze, di quelle voci, labile traccia come bava di lumaca nella mia farraginosa memoria.

Loro, allora.


Stefano Bellotti, Gianluigi Bera, Nicoletta Bocca, Francesco Brezza, Giuseppe Ratti, Enrico Togni, Ezio Trinchero, oggi, sono eroi involontari di un vitigno che è un territorio del cuore.

Per questo io amo la Barbera.
Perchè la Barbera è dolce come i ricordi, acida come i rimpianti e le perdite, scura come l’oblio.

Luigi 



In degustazione domani ci saranno:



Barbera d’Asti Superiore Doc Vigna del Noce 2006, Azienda agricola Ezio Trinchero, Agliano (AT)

Langhe Barbera Austri Doc 2006, Azienda agricola San Fereolo, Dogliani (CN)

Etoile du Raisin, Vino Rosso (2007), Cascina degli Ulivi, Novi Ligure (AL)

Barbera d’Asti Vino Rosso, Ronco Malo 2010, cuvèe senza solfiti, Az.Agr. Bera Vittorio e Figli, Canelli (AT), loc Serramasio

“vino rosso” per autoconsumo 2010, Giuseppe Ratti, Variglie (AT)

Barbera del Monferrato Casalese Doc 2011, Tenuta Migliavacca, San Giorgio Monferrato (AL)

Barbera Vidur (2011), campione da botte Azienda  agricola Togni Rebaioli, Darfo Boario (BS)

Respiro di Vigna (2006/2007),campione da botte, Azienda agricola Carussin, San Marzano Oliveto (AT)

2 commenti:

  1. Complimenti per la batteria! Veramente piu' che un a batteria sembra una finale (olimpica)...
    Ma Etoile du Raisin e' gia' uscita?

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    1. Penso di sì, da pochissimo, ma domeni chiedo conferma a Bellotti (ho visto in cantina anche bottiglie piccole)

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