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mercoledì 5 dicembre 2012

Cantina Margò di Carlo Tabarrini



Carlo Tabarrini con la sua Cantina Margò è una delle pochissime novità de La Terra Trema di quest’anno. Di lui ero venuto a conoscenza qualche mese fa un po’ per caso leggiucchiando in rete. Poi sapevo che Jacopo Cossater lo segue e gli è amico. Nulla più.
A posteriori vedo che già da almeno due anni alcuni palati del web lo conoscono, fra cui l’immancabile amato/odiato Scanzi, che seppur a tratti antipatico è uno che ci ‘chiappa coi vini e con gusti che trovo spesso affini ai miei.
Comunque, grazie anche a qualche scambio di tweet, Carlo mi aspettava con alcune sorprese sottobanco.
E di queste voglio parlare.
Si tratta di grechetto, vitigno a bacca bianca, tipico del territorio perugino, ampiamente usato nella zona di Orvieto per dare bianchi a diffusione tanto larga quanto modesta la loro qualità, ma questa è un’altra storia.
Scopro anche che è parente strettissimo dell’amato pignoletto, di cui ho scolpite nel cuore, nel palato e nella mente alcune interpretazioni di Alberto Tedeschi e ultimamente alla base di un bel “sur lie” dall’azienda San Vito di Federico Orsi.

Andiamo avanti.
Il primo assaggio che ci propone Carlo è l’annata 2010, “vendemmia magica del Centro Italia” citando Jacopo Cossater; posso dire che in quel primo sorso di quel liquido torbido e consistente ho visto una realizzazione di molti aspetti della beva che ho ricercato e decifrato in questi ultimi mesi.
Stiamo parlando di consistenze spesse, torbidità, aromi fermentativi, code carboniche, acidità sopra le righe. Dissetanza. Digeribilità.
Carlo finisce di aprirmi gli occhi che già Jacopo mi ha aperto riguardo la malolattica in bottiglia. Sì avete letto bene. Così come per me è stata una scoperta, che ha messo a posto parecchie tessere di un puzzle, quella che i vini di Valentini facciano la malolattica in bottiglia, allo stesso modo mi ha colpito la naturalezza con la quale Carlo mi ha rivelato che imbottigliare prima della fine di questa magica fermentazione non fermentazione sia una tecnica che dona al vino alcuni aromi fini e sapori particolari che non si avrebbero altrimenti.

Ma le sorprese non finiscono qui.
Mentre assaggiamo un 2011, annata un po’ meno magica, che ha fatto qualche giorno in più sulle bucce (vi ricorda qualcosa?) scopriamo (ero con gli amici del bar sabaudi) che Carlo lavora una vigna minuscola, senza sistemici, da cui ricava così poco vino che il vaso vinario giusto è la damigiana. Forse uno dei vasi più bistrattati in questi anni di legni, anfore, luccicanti acciai e bio cementi. E invece simbolo della vinificazione casalinga, della tradizione dell’autoconsumo, ancora una volta dei tempi andati. Carlo, che ha una capacità espressiva non comune, dice, e pare di vederlo, quanto il vino si faccia bene nella damigiana.
La fermentazione avviene in tini aperti all’aperto!
Ogni volta che Carlo verificava il suo vino faceva due assaggi uno a fecce decadute sul fondo e uno a fecce rimesse in sospensione. Ha scoperto che lo trovava immancabilmente migliore torbido e così ha fatto appena prima di imbottigliare (dunque non sono l’unico torbidofilo del pianeta, ora sono più tranquillo).

Prima che vi attizziate troppo devo darvi una triste notizia: i bianchi di Carlo sono finiti, già da quest’estate.
Per grazia di entusiasmo, che devo aver  ben mostrato, Carlo mi ha regalato una delle ultimissime 2011, che ho bevuto nell’arco di due sere, da solo, a casa.
Ci va un po’ di abitudine del palato alla morbidezza finale del grechetto, con la sua impressione di liquerizia, e di certo non l’acidità che tutti invocano. Ma bevendo e ribevendo, e mangiandoci insieme un bel polletto arrosto, ho finito per coronare il mio sogno d’amore col Grechetto di Carlo Tabarrini.
Grazie.




PS Assaggiato anche un 2008, da un'altra vigna, più minerale, e pare, si mormora, voci di corridoio dicono... che è in arrivo un Trebbiano. Alé!

3 commenti:

  1. Il terreno, la vigna, il microclima, a loro vanno i meriti.
    Grazie.

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  2. i suoi vini si potranno degustare (ed acquistare), insieme a quelli di altri 40 piccoli vignaioli naturali, domenica 9 e lunedi 10 dicembre, nel centro storico di Orvieto, all'interno di Vini di Vignaioli. www.vinidivignaioli.com

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